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Il termine “inglese” viene comunemente utilizzato in maniera abbastanza indiscriminata per fare riferimento a un insieme di varianti linguistiche diverse, ma è necessario compiere delle distinzioni in base al territorio in cui questa lingua viene parlata.
L’inglese è infatti una lingua estremamente varia e ne esistono di diversi “tipi”, ciascuno caratterizzato da un lessico, da delle regole grammaticali e soprattutto da una pronuncia diverse.
Tra le “macrovarietà” di inglese possiamo elencare:
Esistono poi una miriade di varianti minori, come quelle dell’inglese parlato nelle ex-colonie africane, oppure ancora l’inglese neozelandese.
L’inglese britannico, nello specifico, è l’inglese parlato in Gran Bretagna, che a sua volta si suddivide in diversi gruppi:
Questa varianti non sono da confondere con il gallese e lo scots, lingue di origini rispettivamente celtica e germanica parlate in Galles e Scozia.
L’inglese parlato nel quarto regno del Paese di Sua Maestà, ovvero l’Irlanda del nord, presenta caratteristiche molto più simili all’inglese irlandese rispetto a quelli britannico.
Andiamo a scoprire che cosa contraddistingue l’inglese britannico dagli altri “inglesi”, con alcuni esempi pratici e consigli su come impararlo al meglio!
È impossibile parlare dell’inglese britannico senza citarne, almeno brevemente, la travagliata storia.
Questa lingua presenta infatti delle caratteristiche quasi uniche al mondo che possono essere spiegate e comprese solo alla luce del tortuoso processo di mescolamento, integrazione, sostituzione e adattamento compiuto nel corso dei secoli.
L’inglese britannico affonda le proprie radici nelle lingue parlate dalle popolazioni germaniche degli Angli e dei Sassoni, giunte sull’isola nel 449 d.C.: proprio da qui deriva il termine “anglosassone”.
Fin da subito, però, il celtico parlato dalla popolazione autoctona ha avuto una grande influenza su quello che sarebbe poi diventato l’inglese britannico, specialmente per quanto riguarda la grammatica. Alcuni studiosi attribuiscono infatti al celtico caratteristiche grammaticali come l’uso del “do” non come verbo bensì come particella senza alcun significato per la costruzione di frasi interrogative e negative.
Nel corso dei secoli, l’isola è stata soggetta a diverse incursioni, soprattutto da parte delle popolazioni danesi e norrene, che spesso non tornavano in patria ma si stabilivano in quello che sarebbe diventato il futuro Regno Unito, mescolandosi di fatto con la popolazione locale. L’impatto a livello linguistico di questo avvenimento è ancora fonte di dibattito tra gli studiosi, ma è difficile escludere totalmente che l’incontro tra popolazioni, soprattutto vista la natura ripetuta di queste incursioni e dell’integrazione di nuovi coloni lungo secoli, non abbia modificato la lingua parlata sull’isola.
L’altro punto di svolta nella lingua inglese britannica è stata l’invasione normanna del 1066, che portò uno sconvolgimento socio-culturale, ma anche linguistico, nei regni di Inghilterra e Galles. L’arrivo della dinastia plantageneta al di là della Manica portò infatti con sé la lingua francese, che diventò quella utilizzata de facto per il governo e gli affari assieme al latino, altra eredità della cultura francese legata alla corte di Guglielmo il Conquistatore. Ancora una volta, il proto-inglese si fuse con un’altra lingua dando origine a una nuova fase della sua storia: quella del Middle English, in cui venne scritto uno dei testi fondamentali della letteratura inglese, ovvero The Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer.
Da qui parte il processo interno di sviluppo dell’inglese, che, attraverso i vari stadi del Late Middle English, dell’Early Modern English e del Late Modern English, arriva a essere quello che ascoltiamo e studiamo oggi. Si tratta di un percorso lungo secoli (a partire dal 1400!) e certamente non indolore: gli studiosi hanno infatti dovuto riconciliare un’ortografia senza capo né coda per via delle molteplici influenze, un lessico dall’etimologia tanto varia quanto confusa e una pronuncia in condizioni simili a quelle dell’ortografia.
L’ultimo avvenimento storico da citare per avere un quadro completo dello sviluppo dell’inglese britannico è quello del Great Vowel Shift, in italiano il Grande spostamento vocalico. Si tratta di un fenomeno fonetico graduale avvenuto tra il 1400 e il 1700, che ha comportato l’“allungamento” della pronuncia delle vocali inglesi. Da suoni “puri”, come quelli utilizzati in italiano, le vocali dell’inglese britannico sono diventate principalmente dittonghi (ovvero suoni nati dall’unione di due lettere diverse), per cui “a” si pronuncia “ei” e “i” si pronuncia “ai”.
Esaminiamo ora le caratteristiche che contraddistinguono l’inglese britannico dal punto di vista grammaticale, lessicale e della pronuncia.
Sebbene siano in molti a prendere ripetizioni di inglese britannico per via della grammatica, questo è uno degli aspetti che rende l’inglese una delle lingue più facili da imparare.
Ecco di seguito le caratteristiche peculiari dell’inglese britannico:
L’inglese britannico: le caratteristiche lessicali e ortografiche fondamentali
Iniziamo dalle principali differenze ortografiche, che emergono prevalentemente dal confronto tra inglese britannico (BrE) e americano (AmE).
Esistono poi degli spelling indipendenti che non sottostanno alle regole elencate in precedenza:
Passiamo ora al lessico, dove le differenze si fanno ancora più evidenti. Se alcune parole esistono sia nel vocabolario dell’inglese britannico sia di quello americano, altre sono proprie delle rispettive varianti e potrebbero causare difficoltà di comprensione.
Esempi classici sono cookie/biscuit e chips/crisps/fries, che esistono nei due lessici ma con significati diversi.
Altre parole invece cambiano completamente e sono una spia molto utile per distinguere il tipo di inglese con cui abbiamo a che fare: negli Stati Uniti courgette (zucchina) diventa infatti zucchini, mentre aubergine (melanzana) si trasforma in eggplant. Esistono moltissimi esempi di questi cambiamenti: underground/subway (metropolitana), motorway/highway (autostrada), flat/apartment (appartamento), lorry/truck (camion)…
Di seguito riportiamo invece parole prettamente tipiche dell’inglese britannico, soprattutto del registro colloquiale:
La pronuncia è il tratto decisamente più distintivo dell’inglese britannico.
Proprio questa crea molti problemi agli studenti che devono imparare l’inglese britannico, portandoli a prendere lezioni di inglese con un insegnante privato.
Partiamo dai tratti distintivi della pronuncia dell’inglese britannico, che è fondamentale conoscere per poi poterli emulare.
Un piccolo appunto prima di iniziare: quest’elenco fa riferimento a quella che viene definita RP, ovvero received pronunciation, una sorta di pronuncia neutra utilizzata nel corso del ‘900 da presentatori televisivi e radiofonici della BBC. La RP si discosta molto dall’inglese che si ascolta per le strade di Londra, Manchester, Liverpool ed Edimburgo e negli ultimi decenni ha subito delle variazioni considerevoli.
L’inglese britannico si compone però di tutta una serie di foneticamente meravigliosi accenti che danno vita a una lingua ricca di varietà e fenomeni peculiari. Gli accenti dell’inglese britannico possono essere suddivisi approssimativamente in base alla zona geografica: sud, centro e nord.
Andiamo a scoprirli!
Si tratta degli accenti più “vicini” all’RP, visto che l’importanza di Londra ha comunque sempre influenzato lo standard e negli ultimi decenni lo ha anzi “attualizzato”, rispecchiando sempre più la lingua parlata dalle nuove generazioni di inglesi.
Tra gli accenti del sud troviamo:
Reso celeberrimo dalla serie Peaky Blinders, l’accento di Birmingham (detto brummie) è quello più noto delle Midlands inglesi.
Al fianco del brummie, in quest’area geografica troviamo poi l’accento gallese.
Il nord dell’Inghilterra e la Scozia sono, foneticamente parlando, un mondo a sé stante. Gli effetti del Great Vowel Shift sono stati infatti molto minori in queste zone, inoltre profondamente influenzate dalla presenza più massiccia delle popolazioni celtiche, danesi e norrene. Il risultato è la presenza di molte vocali più vicine a quelle “pure” che si ritrovano anche in italiano, che modificano completamente l’intonazione, il ritmo e la cadenza della parlata.
Tra i principali accenti del nord dell’inglese britannico troviamo:
Per imparare approfonditamente l’inglese britannico è spesso necessario rivolgersi a un insegnante di inglese privato, in quanto il curriculum scolastico, seppur basato sulla grammatica prettamente britannica, affronta solo parzialmente alcuni dei tratti identitari dell’inglese britannico.
Prendere ripetizioni d’inglese serve quindi ad approfondire aspetti come la pronuncia, ma anche il lessico e la cultura, il tutto grazie al supporto di insegnanti madrelingua o che hanno vissuto nel Regno Unito e che conoscono da vicino questo tipo d’inglese.