Indice
- Key takeaways
- Cosa significa “sicurezza online nell’istruzione”
- Perché le scuole italiane sono un bersaglio crescente
- Le principali statistiche sulla cybersecurity nell’istruzione in Italia (2022-2025)
- Cosa significano queste statistiche per studenti, famiglie e insegnanti
- Come migliorare la cybersecurity educativa in Italia: consigli pratici
- Conclusione
La scuola di oggi è iperconnessa: registri elettronici, piattaforme didattiche, App per studiare, cloud per compiti e verifiche. In questo contesto, statistiche sulla cybersecurity nell’istruzione non sono un dettaglio tecnico, ma la bussola per prendere decisioni intelligenti, che tu sia studente o studentessa, genitore, insegnante o dirigente. In questo articolo analizziamo i dati italiani più recenti, esploriamo perché la sicurezza online nell’istruzione è una dimensione imprescindibile, e suggeriamo come affrontare concretamente la sfida.
Key takeaways: sicurezza informatica negli istituti italiani
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Il settore istruzione in Italia è tra i più colpiti da attacchi informatici: la media settimanale degli attacchi nelle organizzazioni dell’istruzione è di 4.730 nella prima metà del 2024.
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Cybersecurity compare sempre più tra le materie del futuro da inserire nei curricula, insieme all’IA, secondo il Report GoStudent 2025.
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Una parte significativa degli attacchi proviene da phishing via email, che da solo rappresenta circa il 68% dei casi nel settore istruzione in Italia.
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L’adozione di policy e strumenti di sicurezza nelle scuole italiane è ancora insufficiente rispetto alla velocità con cui cresce la minaccia.
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Studenti e studentesse, famiglie, docenti devono considerare la sicurezza online come parte della formazione, non un extra, perché sviluppare competenze digitali è parte delle materie del futuro anche in Italia.
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È possibile mettere in campo azioni concrete senza un budget enorme: serve attenzione, coerenza, cultura della sicurezza.
Fonti: Securityopenlab, Report sul futuro dell'istruzione GoStudent, Toptrade,
1. Cosa significa “sicurezza online nell’istruzione"
1.1 Perché la cybersecurity educativa è centrale nel contesto italiano
In Italia, il sistema scolastico e universitario gestisce una grande quantità di dati: anagrafiche, voti, presenze, dispositivi degli studenti e delle studentesse, piattaforme cloud, identità digitali (es. SPID, carta dello studente). Ogni volta che accediamo a registro elettronico, partecipiamo a una lezione da remoto o carichiamo un compito online, entra in gioco la dimensione della sicurezza online nell’istruzione. Non si tratta solo di prevenire hacker, ma anche di offrire agli studenti e alle studentesse strumenti e informazioni per diventare cittadini e cittadine digitali consapevoli.
Inoltre, nel contesto italiano, la trasformazione digitale ha accelerato (anche a causa della DAD/DDL), quindi le vulnerabilità si sono ampliate e i dati lo confermano.
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1.2 Le componenti chiave della sicurezza online nell’istruzione
La prevenzione gioca un ruolo cruciale nella tutola degli adolescenti.
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Protezione tecnica: firewall, antivirus/EDR, segmentazione della rete, aggiornamenti regolari.
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Gestione degli accessi: MFA, account personali distinti, credenziali sicure.
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Policy e governance: formazione del personale, indicazioni chiare, piani di continuità.
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Educazione digitale per studenti e studentesse: riconoscere phishing, usare password, comportamento online responsabile.
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Monitoraggio e risposta: rilevazione incidenti, backup, piani di incident response.

2. Perché le scuole italiane sono un bersaglio crescente
2.1 Le vulnerabilità tipiche “a scuola”
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Infrastrutture datate o eterogenee: molte scuole italiane hanno device, sistemi e reti messi insieme rapidamente, con poca standardizzazione.
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Molti utenti non specialisti: studenti e studentesse, personale amministrativo, insegnanti, tutti partecipano al “perimetro digitale” scolastico.
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Ecosistema EdTech in espansione: sempre più piattaforme, App, servizi cloud esterni che ampliano la superficie di attacco.
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Budget spesso limitati per sicurezza specifica: spesso la scuola investe più sulla didattica digitale che sulla protezione, lasciando margini di vulnerabilità.
2.2 Gli attacchi più comuni nel settore educativo
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Email di phishing: in Italia circa il 68% degli attacchi nel settore istruzione derivano da posta elettronica.
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Attacchi generati da domini scolastici falsi: ad esempio nel 2024 sono stati creati in Italia oltre 12.000 nuovi domini collegati all’istruzione, di cui 1 su 45 considerato dannoso o sospetto.
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Ransomware e furto dati: ad esempio per il settore education in Italia la media settimanale degli attacchi nel settore “Education/Research” ha superato 4.700 nella prima parte del 2024.
Fonti: SecurityInfo, Securityopenlab
3. Le principali statistiche sulla cybersecurity nell’istruzione in Italia (2022-2025)
3.1 Dati generali per il sistema educativo italiano
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Nel periodo gennaio–luglio 2024, il settore istruzione in Italia ha registrato una media di 4.730 attacchi informatici settimanali per organizzazione, superando del 53,2% la media mondiale (3.086 attacchi).
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Sempre nel 2024, il numero di nuovi domini “istruzione” in Italia (12.234) è aumentato del 9% rispetto all’anno precedente; 1 su 45 di questi domini è risultato dannoso o sospetto.
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Secondo il report del CLUSIT (Rapporto 2024), il settore istruzione-ricerca ha visto un aumento degli attacchi del 46,8% nel 2020 rispetto al 2019 in Italia.
3.2 Dati specifici per scuole primarie e secondarie
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In Italia, nel settore istruzione/ricerca, sono stati segnalati quasi 3.000 attacchi settimanali negli ultimi sei mesi (dato riportato nel 2022 da Check Point), segnale che la situazione non è più isolata.
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Non è disponibile un dato pubblico recente che separi primarie e secondarie con precisione in Italia, ma i dati europei suggeriscono che le scuole “inferiori” abbiano ancora maggiori lacune in protezione tecnica.
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In Italia, si segnala che le scuole sono fra i bersagli privilegiati per campagne di phishing all’inizio dell’anno scolastico (settembre) e in momenti di transizione didattica digitale
3.3 Dati relativi all’istruzione superiore/universitaria
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Anche a livello universitario, la proliferazione di servizi digitali (e-learning, accessi da remoto) ha aumentato la superficie di attacco: occorre tenerlo conto nelle policy.
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Un dato specifico: in Italia gli attacchi ai fornitori (supply-chain) collegati alle università non sono spesso rendicontati pubblicamente, ma il contesto riportato indica che i fornitori EdTech sono un vettore crescente.
3.4 Dati su studenti, studentesse, famiglie e personale scolastico
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Nel 2024, sono stati segnalati 868 attacchi malware in Italia che hanno colpito studenti e corpo docente, tramite email, gruppi scolastici o piattaforme didattiche.
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Una percentuale crescente di genitori e insegnanti italiani segnala che la formazione su cybersecurity è “insufficiente” o solo informale.
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Non esiste un dato nazionale aggiornato che indichi la percentuale esatta di scuole italiane con policy di cybersecurity formali, segnale che più trasparenza e censimenti sono necessari.
3.5 Dati relativi alle competenze digitali e alle materie del futuro
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Secondo il documento sul Piano nazionale scuola digitale (PNSD), l’Italia ha rilevato che le competenze digitali (base) degli studenti erano al 47% rispetto alla media europea nel 2015.
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In Italia si segnala una forte spinta a integrare nei curricula competenze come cittadinanza digitale, media digitali e uso responsabile degli strumenti tecnologici, elementi che includono implicitamente la cybersecurity.
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Non esistono dati pubblicati recenti che quantifichino la percentuale di scuole italiane che insegnano esplicitamente “cybersecurity educativa” come materia, segno di potenziale crescita.
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Nel contesto della formazione docenti in Italia, la necessità di competenze sull’IA e digitale è riconosciuta: ad esempio un articolo del 2025 segnala che “la formazione dei docenti richiede competenze tecniche ed etiche per utilizzare strumenti intelligenti”.
Fonti: Securityopenlab, SecurityInfo, Cybergon, Azienda Digitale, Cybersecurity360

4. Cosa significano queste statistiche per studenti, famiglie e insegnanti
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Per lo studente e la studentessa: la “sicurezza online” non è opzionale. Saper riconoscere phishing, gestire password e MFA, proteggere la privacy è parte dell’alfabetizzazione digitale, come leggere e scrivere.
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Per la famiglia: molte minacce arrivano via email, App e dispositivi domestici. Se a casa non c’è MFA o i dispositivi non sono aggiornati, l’anello debole si trasferisce a scuola tramite gli account.
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Per insegnanti e scuola: i dati su policy e antimalware mostrano che le basi (policy, backup, test di ripristino, MFA) fanno davvero la differenza. La formazione di docenti e personale amministrativo è la prima barriera.
5. Come migliorare la cybersecurity educativa in Italia: consigli pratici
Per studenti e studentesse
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Attiva l’autenticazione a più fattori (MFA) sul registro elettronico, sulla email scolastica, sulla piattaforma didattica.
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Usa password uniche e lunghe (frase di 3-4 parole) o un password manager gratuito se possibile.
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Aggiorna sempre i dispositivi che utilizzi per la scuola: sistema operativo, browser, plugin.
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Sii prudente quando clicchi link in email: se ti arrivano documenti “registro” o “nota genitori”, controlla prima il mittente e l’URL.
Per famiglie
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Verifica che a casa tutti i dispositivi (PC, tablet, smartphone) usati per la didattica siano aggiornati e protetti.
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Configura il Wi-Fi di casa con password robusta e, se possibile, segmenta la rete (una parte per la didattica, una per il resto).
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Spiega al tuo figlio o alla tua figlia cosa sono phishing e social engineering: pochi minuti insieme ogni settimana possono fare la differenza.
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Chiedi alla scuola un piano di chiarimento su “cosa succede in caso di attacco”: esempio pratico, quando arriva una email falsa, chi avvisa famiglie, chi blocca la piattaforma?
Per insegnanti, segreterie e dirigenti scolastici
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Formalizza una policy di cybersecurity: definisci ruoli, responsabilità, processi di incident response.
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Introduci MFA per tutto il personale e, se possibile, per gli studenti e le studentesse.
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Effettua backup regolari e verifica che possano essere ripristinati entro tempi accettabili (es. 24-48 ore).
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Avvia programmi di sensibilizzazione: brevi moduli mensili su phishing, password, identità digitale, uso sicuro delle piattaforme.
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Verifica tutti i fornitori (EdTech, piattaforme cloud, servizi di registro): richiedi SLA chiari, verifica la proprietà dei dati, chiedi se c’è un piano di incident response.
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Segmenta la rete scolastica: separa la rete amministrativa da quella didattica e da quella degli ospiti.
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Simula almeno una volta all’anno un “esercizio di sicurezza”: ad esempio cosa succede se un server importante va offline o se un account di insegnante è compromesso?
Conclusione
Le statistiche dicono una cosa chiara: sicurezza online a scuola non è un tema “IT”, ma un compito educativo. Il settore education resta tra i più attaccati; i costi di un data breach sono alti e i picchi stagionali (back-to-school) sono prevedibili. Allo stesso tempo, gli indicatori europei (ENISA) e i segnali dal Report GoStudent 2025 mostrano che stiamo maturando: policy più diffuse, piani di continuità, attenzione a cybersecurity come materia del futuro insieme all’IA.
Il passo successivo? Portare queste pratiche in classe e in famiglia: micro-lezioni pratiche, MFA ovunque, backup verificati, scelta consapevole dei fornitori, e piani di risposta collaudati. Se vuoi costruire un piano di studio personalizzato su questi temi, per te, per tuo figlio o tua figlia, o per la tua classe. puoi iniziare con lezioni mirate con un tutor e poi consolidare con esercizi brevi e ripassi. Le ripetizioni personalizzate sulla sicurezza digitale rendono concrete le abilità del futuro: autonomia, responsabilità, pensiero critico.
Imparare a stare al sicuro online non è “extra”, è parte dell’istruzione di qualità. E si può iniziare oggi.


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